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Intervista alla Gazzetta di Parma

  • Immagine del redattore: Lorenzo Giovati
    Lorenzo Giovati
  • 28 mar 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Lorenzo Giovati, diciassettenne studente del liceo Romagnosi, ha una divorante predilezione per la musica sinfonica e lirica, una passione che fu del nonno Alide, verdiano e fan di Carlo Bergonzi e trasmessagli dal papà Antonio, membro del Club dei 27. Lorenzo, il più giovane assiduo frequentatore del Teatro Regio, da alcuni mesi ha pubblicato un sito di sue recensioni, www.classicamente.it, completo di foto e calendario di spettacoli e concerti da non perdere. Lo contattiamo, incuriositi da questo suo progetto, cogliendolo in un pomeriggio di compiti nel quale «devo studiare greco e latino, le materie che da sempre tormentano i poveri studenti - sottolinea scherzando -. Ma stiamo studiando anche Schiller e i collegamenti con Verdi non mancano partendo da “I masnadieri”».


Lorenzo, come nasce l’idea del sito?

«Dopo aver assistito ad un “Falstaff” a Salisburgo. Ero arrabbiato perché ritenevo che fosse stato stravolto dalla regia, così ho pensato di voler dire la mia attraverso un blog che poi è diventato un sito. Ho poi scritto di altri spettacoli di Salisburgo e recensito quelli del Festival Verdi. Andare a teatro è la mia più grande passione ma il fatto di volerne scrivere mi induce ad un ascolto più attento».


Si dice che i giovani non amino la musica classica o l’opera. Perché secondo te? E cosa ne pensi?

«Io vedo che quando ci sono le opportunità, come le prove under 30 al Regio, il teatro è pieno di ragazzi. Il Regio è eccellente in queste iniziative e io stesso ho portato i miei amici. Alcuni non ci avevano mai messo piede, per me una cosa inconcepibile considerando che è il teatro della nostra città. Alcuni hanno poi approfondito, ora hanno una piccola cultura musicale e la cosa mi riempie di soddisfazione. Serve qualcuno che ti accompagni nel percorso di scoperta, che ti dia gli strumenti. Nelle scuole italiane mancano stimoli per l’ascolto della musica classica. Prendiamo un liceo come il mio, lì manca un percorso di ascolto che dia ai ragazzi le basi per avvicinarsi a questa musica. Io devo molto a mio padre ma non tutto perché poi sono andato oltre. In Italia non valorizziamo abbastanza questo patrimonio che abbiamo, mentre all’estero è diverso. A Vienna ci sono tre orchestre e spettacoli tutti le sere, la musica conta ed è naturale che i giovani, respirando questa atmosfera vivace, frequentino i teatri».


Ti senti una mosca bianca tra i tuoi coetanei? Vai in discoteca?

«Mi ci hanno trascinato gli amici l’estate scorsa. Eravamo in Versilia, ma visto che a ballare si va tardi, prima ho fatto un salto a Torre del Lago per assistere a un concerto dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Gli amici rispettano la mia passione e di solito sono io che li allontano dalle discoteche e cerco di portarli nel mio mondo».


Sei diventato collezionista di dischi in vinile...

«Si, ne ho di mio nonno, con capolavori diretti da Furtwängler, nucleo che mio padre ampliò arrivando ad una cinquantina di pezzi che io ho portato a milleseicento».


Segui gli spettacoli su piattaforme on line e sale da concerto virtuali?

«Sì perché la tecnologia è un ottimo strumento anche se non può sostituire la bellezza dell’ascolto dal vivo. La pandemia ci ha lasciato quest’eredità, così teatri e orchestre si sono attrezzati con la propria programmazione in streaming o on demand. Si può essere a Berlino tutte le sere senza muoversi da Parma».


Ti piacerebbe entrare nel Club dei 27?

«Sarebbe un sogno ma, come sa, bisogna dirlo a bassa voce perché, affinché si liberi un posto dei ventisette assegnati a vita, bisogna che venga a mancare uno dei soci e se mi sentissero farebbero gli scongiuri!».


Verdi è il tuo compositore preferito?

«Come operista sicuramente ma adoro Beethoven. La sua Settima Sinfonia è un capolavoro inarrivabile».


Ad agosto compirai 18 anni. Che regalo vorresti?

«Vorrei andare all’inaugurazione della Scala».


Ilaria Notari




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